Bioggio

Probabilmente già la considerazione dell’illustre F.D. Roosevelt «Fai ciò che puoi, con quello che hai, lì dove ti trovi» esprime bene il concetto alla base del volontariato. Quest’ultimo è indubbiamente un’esperienza che arricchisce. Mettendosi a disposizione per un’attività di volontariato, sono tanti i modi di impegnarsi per il bene comune.

Oltre a rinsaldare i legami tra le persone, il volontariato è vicino a chi si trova nel bisogno e, sicuramente, riduce i divari sociali. Quindi possiamo anche dire che è una straordinaria energia civile che aiuta le comunità ad affrontare le sfide del tempo e le sue difficoltà, promuove l’accoglienza e la sostenibilità. Ciò non è sicuramente trascurabile e di poco conto.

In Svizzera le persone attive nel volontariato, all’interno di associazioni di carattere sociale, sportivo, culturale o ambientale, sono il 39%. A mettere in evidenza il dato, indice di una solidarietà diffusa e costante nel tempo, alle nostre latitudini, è stata la Conferenza del volontariato sociale (Cvs) che riunisce le organizzazioni impegnate in tale ambito nella Svizzera italiana. In un periodo sicuramente difficile, come quello che abbiamo vissuto con la generalizzata pandemia e stiamo ancora attraversando, si tratta di un servizio che ha marcato assenza in molte sue più forme – diciamo - tradizionali, ma che al contempo è cresciuto con spontaneità su terreni in cui sono sorti nuovi bisogni. Se, infatti, da un lato le categorie a rischio hanno dovuto interrompere le proprie attività, fatto di grande rilevanza considerando che circa il 40% degli over 65 è impegnato nel volontariato; dall’altro la crisi pandemica ha fatto emergere nuove e numerose azioni di aiuto e solidarietà. Delle azioni che hanno visto attivarsi anche molti giovani. Ma cosa porta il volontariato nell’esistenza di chi lo vive? Certamente delle sensazioni positive che diventano, pian piano, delle motivazioni personali e molteplici. C’è chi lo fa per sentirsi utile, chi per aiutare il prossimo, chi per avere relazioni umane significative, chi per intraprendere un percorso di realizzazione personale, di crescita. Se ci pensiamo però il tutto sembra porsi come un paradosso nell’era del profitto. Chi fa volontariato, in fondo, «non produce nulla». Qui occorre andare però oltre questi preliminari ed incompleti stereotipi. La gratificazione non arriva solo da un beneficio economico. Uno mette a disposizione gratuitamente il proprio tempo per una determinata causa. In cambio riceve, forti emozioni e condivisione di valori importanti. Quindi il volontariato parte da una leva di motivazione che è personale e molteplice. C’è chi lo fa per sentirsi utile, chi per aiutare il prossimo, chi per avere relazioni umane significative, chi per intraprendere un percorso di realizzazione personale, di crescita.

Come già si evidenziava una persona è spinta da un «motivo», ossia un proposito costante e ricorrente che la porta a vedere il mondo secondo un certo punto di vista. Per far sì che la persona agisca sulla base di questo motivo, è necessario che si crei anche una «motivazione», ossia un obiettivo condiviso e da raggiungere. Nel caso del volontariato non basterà quindi la propensione ad amare il prossimo, ma sarà necessaria anche l’occasione giusta per rendersi utile.

Per contro, per le Associazioni, è sempre impellente la necessità di cercare continuamente nuovi volontari proprio proponendo un obiettivo concreto e una corretta motivazione per raggiungerlo.

Sindaco di Bioggio, Eolo Alberti

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